“La prima donna” e il suo Teatro. Materiali di archivio in scena.

Tony Saccucci ha diretto il film documentario La prima donna, una produzione Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma. Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma dello scorso anno in una anteprima mondiale che è stata realizzata proprio al Teatro dell’Opera.

Il film racconta la straordinaria vita di una straordinaria donna: Emma Carelli, interpretata da Licia Maglietta. Una donna moderna, forte, indipendente. Grande artista e diva.

Nata a Napoli il 12 maggio del 1877, divenne direttrice del Teatro Costanzi (l’odierno Teatro dell’Opera di Roma) per un lunghissimo periodo: dal 1912 fino al 1926.

Si dedicò completamente al “suo” teatro allestendo stagioni che rimasero esemplari, e non soltanto nella storia del teatro romano. L’intelligenza, l’intuito e il coraggio con cui intraprese la nuova attività le permisero di porsi su un piano concorrenziale con gli altri teatri della penisola, in particolar modo con la Scala; la sua abilità, oltre che nell’alto livello degli spettacoli, si rivelò nella scelta degli artisti e nella sorprendente serie di novità presentate spesso in prima esecuzione italiana, come il Parsifal diretto da G. Marinuzzi (1º genn. 1914), Lodoletta (30 apr. 1917) e Il PiccoloMarat (2 maggio 1921) di Mascagni, IlTrittico pucciniano (11 genn. 1919) con B. Gigli e G. Dalla Rizza, nonché i balletti russi di Djagilev, oltre a tutta una serie di operisti minori che al Costanzi conobbero il loro momento di celebrità come Petronio di G. Giovannetti (20 marzo 1923), La Grazia di V. Michetti (31 marzo 1923), I Compagnacci di P. Riccitelli (10 apr. 1923), I Carnasciali di G. Laccetti (13 febbraio 1925), Anna Karénina di I. Robbiani (6 maggio 1924); varie furono le riprese famose, tra cui I Cavalieri di Ekebù di R. Zandonai (1925), Kovàncina e Boris Godunov di M. Musorgskij (1926), Salomè di R. Strauss in una nuova edizione diretta dall’autore e poi magistralmente da E. Vitale, in una rappresentazione rimasta a lungo nel ricordo del pubblico romano.

Intanto con lo scoppio della prima guerra mondiale la gestione del Colon di Buenos Aires era collegata al Costanzi e iniziava quella che può definirsi l’epoca d’oro della gestione Carelli, cui si affiancava nella direzione del gabinetto scenografico il fratello Augusto in questi anni passeranno per il Costanzi i nomi più grandi del teatro lirico internazionale, dai cantanti A. Pertile, T. Schipa, M. Battistini, H. De Hidalgo, B. De Muro, R. Stracciari, N. De Angelis, C. Galeffi, M. Stabile, G. Besanzoni, ai direttori, tra cui O. Klemperer, V. Gui, G. Marinuzzi, E. Vitale, L. Mancinelli. L’ultima stagione si chiuse con una memorabile rappresentazione della Turandot di Puccini diretta dal Vitale, due giorni dopo la prima scaligera (29 apr. 1926), in una edizione a lungo rimasta insuperata.” (Biografico Enciclopedia Treccani, Emma Carelli).

Il 25 giugno 1926 il Teatro Costanzi viene acquistato dal Governatorato di Roma e la Carelli viene liquidata insieme alla sua impresa. Il 17 agosto 1928, ritornando a Roma da Siena, morì in un incidente automobilistico.

La sceneggiatura del film viene scritta attraverso le carte dell’archivio personale dell’artista, dal libro scritto da suo figlio Augusto Carelli. Una ricerca puntigliosa all’Archivio Storico Capitolino per le informazioni sulle società teatrali del tempo e alla Biblioteca Nazionale Centrale per i grandi compositori. Ben lo racconta uno degli autori, Edoardo Carboni, ne La cartellina ritrovata, saggio scritto per la pubblicazione realizzata in occasione della anteprima del film.

Un bel libro, ricco di contenuti e fotografie. Dall’Archivio Storico Luce, fondo fotografico Luce reparto Attualità, sono state tratte le foto dei lavori di rifacimento del Teatro.

Nel 1923 il Sindaco Filippo Cremonesi si dimette per essere poi nominato Commissario dal governo fascista.

Nel luglio 1923 viene nominata una nuova Commissione “per lo studio della riforma del piano regolatore di Roma” di cui fanno parte fra gli altri Giovannoni e Marcello Piacentini, è presa la decisione di sostituire il Piano del 1909 con un altro.

Nel 1924 Filippo Cremonesi diventa Presidente della Luce, L’Unione Cinematografica Educativa.

I lavori della Commissione del 1923 si concludono l’anno successivo e sulla loro base l’ufficio tecnico comunale definisce la Variante Generale 1925-26.

Nel 1926 il Comune di Roma acquista il Teatro Costanzi e ne assume la gestione. I lavori di completamento, ampliamento e ristrutturazione vengono affidati all’architetto Marcello Piacentini. Fu chiuso dal 15 novembre 1926 al 27 febbraio 1928.

La ristrutturazione impose sostanziali cambiamenti: l’ingresso fu spostato dalla parte opposta, dove oggi si trova il giardino dell’Hotel Quirinale; fu acquistato il terreno in via del Viminale per realizzare piazza Beniamino Gigli.

La nuova facciata in stile neorinascimentale, costituita da due avancorpi laterali, sormontati da timpani a lunetta e da un corpo centrale scandito da due ordini di portici, simili a quelli che ornavano le altre facciate preesistenti del Teatro Costanzi. L’anfiteatro, interno alla sala, fu demolito e sostituito da un quarto ordine (l’attuale terzo) di palchi e dalla balconata. La sala fu notevolmente abbellita con nuovi stucchi realizzati da Giovanni Remuzzi e da, decorazioni e tappezzerie, nonché dotata di un maestoso lampadario del diametro di circa 6 metri e composto da 27000 gocce di cristallo di Boemia. La sistemazione del palcoscenico, realizzata in più momenti, si deve a Pericle Ansaldo il quale fu direttore dell’Allestimento Scenico del teatro per circa trent’anni. Questi sfruttò la superficie a sua disposizione con una serie di ponti mobili azionati da un sistema idraulico. Predispose inoltre una soffitta a graticcia provvista di funi ancora oggi utilizzate per movimentare le scene. Nacque inoltre il Corpo di ballo, proveniente dalla neonata Scuola di Danza istituita e diretta nel 1928 da Ileana Leonidoff e Dimitri Rostoff. Nel 1932 si inaugurarono altresì in Via dei Cerchi i laboratori di scenografia.” (dal sito dell’Archivio storico del Teatro dell’Opera).

La sera della rappresentazione del Nerone

Il teatro prende il nome di Teatro Reale dell’Opera e viene nuovamente inaugurato il 27 febbraio 1928 con l’allestimento del Nerone di Arrigo Boito, scene e costumi di Duilio Cambellotti.

Emma Carelli, come scrive Tony Saccucci, sbandò con la sua Lambda che la schiacciò e ne cancellò la memoria di donna artista e manager. Almeno fino ad oggi.

 

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