I parchi di Roma: Villa Glori, luogo di memoria

La nostra passeggiata continua. Usciamo da Villa Borghese dall’ingresso del Parco dei Daini e ci incamminiamo per via Antonio Bertoloni. La percorriamo tutta per una mezz’ora e raggiungiamo Villa Glori.

Villa Glori è situata su una collinetta prospiciente le alture dei Parioli, su un promontorio di 56 metri sul livello del mare ricco di verde, in posizione particolarmente gradevole che domina la valle del Tevere. Anticamente il colle era chiamato Monte Caciarello e ancora prima Saxum Mollaricum. Prima che l’ing. Vincenzo Glori acquistasse questi terreni, l’altura era conosciuta come Rupe Boncompagni.

Qui il 23 ottobre1867 si svolse lo scontro di Villa Glori, nel quadro della Campagna dell’Agro Romano per la Liberazione di Roma, spedizione voluta da Giuseppe Garibaldi. I settantasei componenti della spedizione, al comando dei fratelli Cairoli, partiti da Terni e dopo la navigazione sul fiume Tevere e sul fiume Aniene, trovarono rifugio nel casale presente su “Monti Parioli”. Tra di loro Cesare Pascarella che produrrà nel 1885 il poemetto Villa Gloria in 25 sonetti in dialetto romanesco.

Una piccola digressione alla passeggiata: invito a visitare il giardino pubblico di Villa Balestra. Un piccolo angolo di verde con una veduta spettacolare verso Monte Mario dalla rupe tufacea di Monte Parioli. E’ quel che rimane di un’antica villa cinquecentesca progressivamente smembrata a partire dal 1910. Come Villa Ludovisi subì una pesante speculazione edilizia. I caseggiati che si trovavano al suo interno oggi sono fuori dal perimetro del giardino pubblico e di proprietà privata.

Villa Glori è l’unica villa storica di Roma che non nasce da una villa nobiliare, ma da un appezzamento di terreno agricolo della campagna romana. Nell’ambito del Piano Regolatore del 1883, furono attuati degli espropri dei terreni al proprietario, l’ingegner Vincenzo Glori che aveva acquistato la proprietà dalla famiglia Boncompagni Ludovisi, e nel 1895 fu inaugurata la colonna in marmo di Pietrasanta a ricordo dei volontari caduti. Non fu fatto alcun piano di cura e mantenimento del giardino, i terreni furono affittati ad uso agricolo.

Il 27 novembre 1922 il sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Dario Lupi, inviò a tutti i provveditorati agli studi una circolare con cui prevedeva che per ogni caduto della Grande Guerra dovesse essere piantato un albero in tutte le città. “La realizzazione di questi spazi urbani richiama l’antico rapporto albero/uomo, interpretato come simbolo di rinascita. Al carattere inerte della pietra o del bronzo si sostituisce la vitalità dell’elemento vegetale affidato alle cure della comunità, dal sito dell’ICCd: Il giardino come monumento, il giardino come documento”.

Il comune di Roma emanò la delibera per l’istituzione di un parco della rimembranza il 23 ottobre 1923. Il progetto del Parco della Rimembranza fu affidato all’architetto paesaggista Raffaele De Vico tra il 1923 ed il 1924. Il parco fu inaugurato il 18 maggio 1924.

La massa arborea principale è costituita da due pinete piantate a quinconce: una sulla vetta, tra i viali, e l’altra sul versante sud-nord-est lungo viale Parioli; fanno eccezione il bosco a nord-ovest, che e costituito da un’associazione libera di Fraxinus ornus, Carpinus betulus, Aesculum Hippocastanum, Quercus robur e Celtis australis, e il versante a sud-ovest, piantato ad ulivi (Olea europea). Quasi tutti i percorsi sono fiancheggiati da filari di Quercus ilex, eccetto il viale dei Settanta, decorato da Cupressus sempervirens, alternati da cespugli di Nerium oleander, che sono disposti anche su tutte le altre scarpate.

In ottemperanza al Piano Regolatore del 1883, nel 1908 viene realizzato il grande Campo Corse Parioli per le corse al galoppo, sede per molti anni del Roma Polo Club, dove ora sorge il Villaggio Olimpico e, nel 1925, sotto la rupe di Villa Glori, viene realizzato l’Ippodromo Villa Glori per le corse al trotto, dove ora sorge l’Auditorium. La realizzazione dell’ippodromo di Tor di Valle, inaugurato alla fine degli anni Cinquanta per l’imminente Olimpiade, determina il progressivo abbandono e degrado degli ippodromi di Villa Glori.

Le condizioni di salute dei bambini romani, all’indomani del primo conflitto mondiale, erano disastrose. La pubblica amministrazione capitolina decise un piano di intervento importante con la realizzazione di scuole all’aperto e colonie diurne e permanenti. Il piano fu considerato adeguato a combattere le condizioni igieniche carenti, le abitazioni fatiscenti, la scarsa alimentazione.

I bambini che dovevano essere accolti erano tutti coloro che avevano una predisposizione alle malattie polmonari ed ad una crescita considerata inferiore per gli standard dell’epoca. Appartenevano alle classi meno abbienti, in grandissima difficoltà economica, come si evincerà bene dal censimento del 1927.

La tubercolosi e la malaria erano considerate malattie endemiche nell’Agro romano.

Durante l’amministrazione del primo cittadino Ernesto Nathan ne furono realizzate tre colonie diurne: al Colosseo, all’Aventino e al Gianicolo. Una sana alimentazione ed una buona esposizione al sole, si ha la convinzione possano migliorare la qualità della vita dell’infanzia cittadina.

Nel 1928, a Villa Glori, furono costruiti tre padiglioni in legno, destinati ad ospitare un asilo all’aperto, poi una  colonia estiva che, per la salubrità del luogo, ben si addiceva ai  bambini di gracile costituzione. Recava il nome del medico, esperto di malaria, Ettore Marchiafava.

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Nel 1988 la Caritas di Roma nelle storiche casette di legno realizzò la casa per i malati di Aids, dedicata a Don Luigi di Liegro, fondatore della Caritas diocesiana di Roma. Ci fu un rifiuto iniziale dei residenti per questo luogo, ma poi la pubblica amministrazione realizzò un importante novità: un museo a cielo aperto di arte contemporanea. Nel 1997, su ideazione della critica d’arte Daniela Fonti, il Comune di Roma ha promosso la costituzione di un parco di scultura contemporanea con un’iniziativa di esposizione permanente intitolata Varcare la soglia, che voleva suggerire la possibilità di sperimentare l’integrazione tra arte e natura, tra luogo della sofferenza e luogo della ricreazione e del riposo. Sono state così collocate opere di Dompè (Meditazione), Mattiacci (Ordine), Mochetti (Arco-laser), Caruso (Portale mediterraneo), Castagna (Monadi), Kounellis (Installazione), Nunzio (Linea), Staccioli (Installazione), che si inseriscono tra i pini e gli spazi aperti della villa, fino a condurre il visitatore a varcare la soglia ed entrare nel “recinto” della struttura di assistenza. Il nucleo originario è stato ulteriormente ampliato nel 2000 con la realizzazione di due nuovi interventi, la Porta del Sole di Giuseppe Uncini e l’Uomo-erba di Paolo Canevari. https://luoghidelcontemporaneo.beniculturali.it/parco-di-villa-glori

Si ringrazia il sito ROMA2PASS della Associazione AMUSE amici del municipio II per le informazioni citate in corsivo.

 

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