Conversazione con Emiliano Guidi. Intervista di Enzo Gabriele Leanza per Spectrum Bookzine di Cultura Fotografica

Spectrum è una pubblicazione aperiodica dell’Associazione culturale The Dead Artists Society di Catania. Fedele agli scopi statutari dell’associazione la sua realizzazione non ha scopi di lucro, ma esclusivamente di confronto, di crescita e di divulgazione culturale.

Le sezioni della rivista sono: Maestri della fotografia, Hic sunt auctores, young photo talents, l’entrager, in memoria di, insegnare fotografia, i mestieri della fotografia, esperienze fotografiche, istituzioni fotografiche, les rencontres de la photographie, essays, piccole store della fotografia, psicologia e fotografia, cinema e fotografia, bibliofilia, libro ergo sum.

Nel numero uscito a giugno ci sono due articoli che ci interessano: nella sezione esperienze fotografiche Le summer school della SISF, pensieri di un diario di viaggio di Simona Antonacci e nella sezione Istituzioni Fotografiche, c’è l’intervista, a firma del direttore della rivista, al collega Emiliano Guidi.

Il viaggio di Simona Antonacci è una domanda ricorrente: come si costruisce una comunità? Le risposte sono molteplici, nessuna più delle altre, ma tutte insieme raccontano il percorso per diventare comunità, con leggerezza, partecipazione ed attenzione. E le parole usate per narrare i docenti della summer school è un gioco di sensazioni che essi trasmettono agli studenti. La fotografia come pretesto, la fotografia come destinazione.

Laureato in Lettere all’Università La Sapienza di Roma con una tesi di Storia Contemporanea dal titolo La propaganda antisemita del regime fascista nei mezzi audiovisivi, vincitrice del VII Premio Spadolini Nuova Antologia, dal 2005 lavora presso l’Archivio Storico Luce dove cura l’inventario fisico del patrimonio fotografico, si occupa della gestione e del coordinamento della riconversione digitale dei contenuti dei fondi fotografici, ed anche della ricerca e selezione delle fotografie per conto terzi e per le mostre realizzate da Istituto Luce Cinecittà.

Pubblichiamo una delle domande: Come vengono conservate e catalogate?

Le fotografie, che siano negativi o stampe, subiscono come poche altre materie l’ingiuria del tempo, sono soggette a un ineluttabile degrado, che nel corso degli anni porta alla perdita dei contenuti. Partendo da questo assunto è evidente quanto il problema della conservazione sia centrale per un Archivio. Per rallentare il processo di degrado, tutti i negativi e le stampe fotografiche cono conservati all’interno di magazzini dotati di un sistema di climatizzazione e ricambio d’aria, in grado di garantire un microclima stabile a temperatura e umidità controllata e costante  e soprattutto al riparo da agenti atmosferici, dalle polveri e dai microrganismi, insomma da tutti quegli elementi patogeni che condizionano la stabilità dell’immagine. Inoltre tutti i supporti sono custoditi all’interno di buste e scatole fatte di carte e cartoni certificati per la conservazione. 
Come dicevo prima un Archivio oltre a conservare in maniera adeguata i propri materiali, deve interrogabili, fruibili. E pertanto un ruolo chiave è rappresentato dalla catalogazione dei contenuti. Tale lavoro è svolto da un settore specifico e altamente qualificato dell’Archivio che, attraverso lo studio e la ricerca, approfondisce i temi e tutti gli elementi che concorrono alla contestualizzazione e alla descrizione dei fondi fotografici. Xdams è la piattaforma di riferimento utilizzata per la catalogazione. Costruita in modalità totalmente web-based e open source, è fondata sull’utilizzo di un formato dati aperto come XML. La varietà della banca dati ha consentito la creazione di un thesaurus per la gestione delle ricerche, comprendente a oggi circa settantamila lemmi. 

 

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