di Daniele Scopigno
Terminillo, Roma, le pressioni del fascismo e un monolite scalfito. Sono i punti di orientamento per avvicinarsi alla mostra storico-documentaria e iconografica dal titolo L’invenzione del Terminillo. Rieti e la «montagna di Roma», a cura di Daniele Scopigno e Alfredo Pasquetti, con la partecipazione di Archivio Storico Luce e Alessandro Rinaldi Foundation, in corso all’Archivio di Stato di Rieti e visitabile fino al 29 dicembre dal lunedì al venerdì, dalle 08.30 alle 15.00.
I quattro elementi sopracitati nella loro mescolanza hanno prodotto un altro elemento, il quinto, artificiale e antropico, ovvero la nascita della stazione turistica del Terminillo che in questo 2023 vede celebrare diversi anniversari: i novant’anni della realizzazione della strada Rieti-Terminillo (1933), i 120 anni dall’installazione del primo rifugio (1903), i novant’anni della prima sezione di Rieti del Club Alpino Italiano (1933) e i settant’anni dal primo grande convegno dedicato all’incremento turistico della montagna reatina (1953).
Se l’elemento naturale del Terminillo è intuibile naturaliter, diversa è la caratterizzazione di «montagna di Roma» che tanto ha fatto e fa discutere sul territorio sabino, spesso per motivazioni prettamente campanilistiche ma che a un’analisi esclusivamente storica fa affacciare l’ampia presenza della Capitale nella montagna reatina. È infatti già da fine Ottocento che il Terminillo viene frequentato da appassionati provenienti da Roma per escursioni e su pressione proprio di questi amanti della montagna è stata possibile l’istallazione del primo rifugio sul Terminilletto (2108 m.), ovvero il rifugio Umberto I, di cui abbiamo appena detto. Del resto gli appassionati reatini appartenevano alla sottosezione del CAI di Roma e l’affrancamento da questa struttura avverrà solo negli anni Trenta.
Ed è in questo periodo che si affaccia il terzo elemento: le pressioni del fascismo per la realizzazione della stazione turistica che avrebbe dato alla Capitale la montagna dopo che le era stato dato il mare attraverso il collegamento con il Lido di Ostia. Era stato lo stesso Mussolini nel 1932 ad affidare ad Angelo Manaresi, sottosegretario del suo governo e presidente nazionale del CAI, il compito di un sopralluogo sul Terminillo affinché verificasse se ci fossero le condizioni per dare avvio al progetto turistico. Il duce si convincerà nel gennaio del 1933 dopo una visita sulla montagna e prefigurando come da lì a poco sarebbero partiti i lavori per la realizzazione della strada, sulla scorta di ciò che era appunto accaduto con la Via del Mare.
Il quarto elemento individuato è il monolite del fascismo, almeno in una sorta di percezione, che sarà scalfito dalla vicenda del Terminillo. In realtà il fascismo locale era da sempre attraversato da dissidi correntizi, in particolare tra l’anima istituzionale e quella movimentista che declinati in nomi sono, da una parte il senatore reatino Lodovico Potenziani, già governatore di Roma e il podestà di Rieti, Mario Marcucci; dall’altra Valentino Orsolini Cencelli, deputato sabino e presidente dell’Opera nazionale combattenti (a sostituire proprio Manaresi) e alcuni maggiorenti locali. La costruzione della strada Rieti-Terminillo, ampiamente trattata sotto il profilo documentario nella mostra, restituirà una vicenda politica in cui si scontreranno queste anime fino alle dimissioni del podestà Marcucci, qualche mese dopo il termine dei lavori del collegamento viario, ormai in aperta conflittualità con Mussolini, così come lo stesso Potenziani, che da rapporti ottimi, finirà relegato in un cono d’ombra per alcuni aspetti mai chiariti proprio con il capo del governo, dalla missione del senatore negli Stati Uniti nel 1933, in occasione dell’Expo di Chicago, fino alla meno rilevante questione della costruzione della funivia sulla montagna di Roma, visto che Potenziani era presidente della società costruttrice, la Società anonima per la Funivia del Terminillo.


Mostrati questi elementi è possibile interessarsi del tracciato filologico e documentario della mostra che si sovrappone a un immaginario sentiero escursionistico il quale si apre con lo strumento necessario per iniziare un viaggio di scoperta: la cartografia.
L’esposizione dedicata al Terminillo non poteva, infatti, che cominciare con una disamina di mappe e cartine appartenenti al patrimonio iconografico dell’Archivio e in questo caso vanno a dimostrare due interpretazioni essenziali: la prospettiva del Terminillo dal punto di vista dello Stato ecclesiastico e da quello del Regno delle Due Sicilie rappresentando esso stesso un confine, un termine come suggerisce il nome, seppur non completamente sovrapponibile con il confine delle due realtà statuali.
Ulteriore sezione è quella che prevede di dotarsi di un’attrezzatura per affrontare il viaggio ed è qui che si inserisce la collaborazione con la Alessandro Rinaldi Foundation, associazione che cura la memoria dei componenti della famiglia reatina Rinaldi, tra cui Domenico e Alberto, precursori del Terminillo come stazione turistica. I due fratelli sono stati, infatti, fondatori della sezione reatina del CAI e vedono esporre in questo allestimento la loro attrezzatura sciistica nonché lo zaino e la piccozza che i due hanno utilizzato per le loro escursioni. La bacheca è arricchita dal materiale grafico dell’azienda di Alberto Rinaldi, un opificio del settore del legno, tant’è che gli sci sono attribuiti alla mano di Alberto Rinaldi, capace di realizzarsi l’attrezzatura in frassino.
L’esposizione successivamente si articola sulla realizzazione delle infrastrutture, come abbiamo visto a partire dalla strada che da Rieti porta fino a Campoforogna e da lì, tramite la Vallonina, a Sella di Leonessa. Le altre sezioni della mostra sono dedicate alla capacità ricettiva e alberghiera, ai rifugi, allo sport e alle costruzioni private sorte sul Terminillo, in particolare alle ville di proprietà dell’élite borghese e aristocratica romana.
La mostra non poteva mancare di un’ampia sezione fotografica, arricchita dalla collaborazione con l’Archivio Storico Luce che ha fornito alcuni particolari scatti ritenuti caratterizzanti.
Luce sul Terminillo
La collaborazione tra l’Istituto archivistico reatino e Archivio Storico Luce – Cinecittà S.p.A. è, infatti, in questa mostra un intreccio di immagini composto di fotografie e documenti che ripercorrono simultaneamente, sia in maniera testuale sia in maniera visiva, episodi icastici della storia del Terminillo.
Non poteva essere diversamente per l’analisi del ruolo di Benito Mussolini per la nascita della stazione montana. È infatti molto amplia, nei fondi del Luce, la presenza fotografica del capo del Fascismo sulla montagna reatina, in occasioni caratterizzate da una forte carica privatistica: a questo proposito si sottolinea come siano assenti, almeno in questo allestimento, scatti in cui Mussolini appare in veste ufficiale. Del resto il capo del fascismo aveva snobbato in più occasioni iniziative e inviti ufficiali al Terminillo, come vedremo successivamente per l’inaugurazione della funivia con il relativo filmato realizzato per quella cerimonia. Mussolini appare sempre in momenti informali, familiari, appartenenti a una sfera del tutto privata o che esaltano il senso propagandistico dello scatto quando decide di apparire a torso nudo. Nelle immagini compaiono anche componenti della famiglia Mussolini, a riprova che si trattava di momenti che esulavano la sfera prettamente cerimoniale. Anche la selezione di queste foto, che per alcuni osservatori è apparsa riduttiva rispetto al ruolo di Mussolini, è stata pensata affinché non venissero riproposti i tanti e noti scatti del duce al Terminillo, i quali poco avrebbero aggiunto a una mostra storico-documentaria che si propone come un unicum inedito, almeno questa è l’aspirazione, per le iniziative culturali del territorio reatino negli ultimi anni.


Sul sentiero di questa volontà di proposta inedita sono stati individuati anche due scatti particolari che riguardano il rifugio Parioli, appartenenti all’Archivio Luce, inseriti nella sezione della mostra dedicata appunto ai rifugi sorti nella prima metà del Novecento.
Del Parioli si è persa memoria ma ha rappresentato un’importante struttura per la storia del Terminillo, realizzata dall’omonima società sportiva, allora presieduta da Bruno Mussolini terzogenito del duce, i due scatti accompagnano il disegno conservato, invece, nel complesso documentario dell’Archivio della Provincia di Rieti (conservato presso l’Archivio di Stato di Rieti) e che, messi a confronto, restituiscono informazioni di un rifugio realizzato in maniera differente rispetto all’idea progettuale. La struttura andrà distrutta in un incendio e pertanto il valore delle foto è ulteriormente rimarchevole.



La montagna in pellicola
I sei filmati messi a disposizione dell’Archivio Storico Luce e appartenenti alle serie «Giornale Luce B», «Caleidoscopio Ciac» e «Mondo libero», restituiscono un’informazione filmica su quelle che sono le fonti documentarie e fotografiche esposte, intersecandosi perfettamente e aderendo alla ricostruzione fattiva delle vicissitudini che accompagnarono alcuni principali episodi proposti dall’allestimento: l’inaugurazione della funivia, le presenze turistiche al Terminillo, l’inaugurazione del Tempio degli Alpini, il rinnovato Albergo Roma e la tragica caduta dell’aereo della Sabena.
Il filmato dell’inaugurazione dell’impianto funiviario offre un’importante testimonianza visiva di ciò che è tracciato sul piano documentale ovvero l’assenza dei vertici del Fascismo all’inaugurazione del principale impianto che da sempre caratterizza il Terminillo. Ciò che più brilla in questo filmato non sono le spettacolari immagini paesaggistiche che, seppur in bianco e nero, fanno percepire il patrimonio naturale che si può osservare dal monte Terminilluccio, dove sorge la stazione di arrivo della funivia, ma ciò che brilla di più, se è possibile utilizzare questa espressione, è l’assenza dei vertici del regime che da sempre avevano investito sulla montagna reatina. La cerimonia ha infatti una serie di disguidi ed è da evidenziare come il presidente della Società anonima Funivia del Terminillo, Lodovico Potenziani, come accennato in precedenza, sia ormai da alcuni anni in un rapporto debole con Mussolini. Alla inaugurazione, come mostra il filmato, partecipa esclusivamente il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Tassinari, una figura sicuramente non di primo piano rispetto a quello che ci si aspettava. Sull’assenza di Mussolini ci sono state diverse interpretazioni, probabilmente quella più accreditabile è la rottura dei rapporti e lo sfrangiamento che si era creato dopo le notevoli difficoltà incontrate per la costruzione della stazione turistica nonché la vicinanza tra Potenziani e il podestà reatino Mario Marcucci, ormai inviso a Mussolini.
Il filmato permette anche di inquadrare in maniera più precisa la cerimonia che avviene il 17 gennaio del 1938 e non nel dicembre del 1937 come aveva annunciato il senatore reatino. Il duce mostra infatti la propria algidità disertando la cerimonia, limitandosi ad annunciare un suo passaggio in aereo sopra il Terminillo.

Altro filmato di interesse è un’ulteriore inaugurazione, avvenuta il 18 luglio 1937, ovvero quella del tempio della Madonna della Vittoria e del Sacrario degli Alpini caduti durante la guerra d’Africa. La chiesetta sorge sulle rampe di Pian de’ Valli ed è dedicata agli alpini caduti in Africa Orientale. Da sottolineare la particolarità del sentiero curvilineo che ascende alla chiesa e che nel filmato accelerato risalta ulteriormente evidenziata.
I filmati dedicati alle giornate sulla neve da parte di sciatori e appassionati sono due film-cartolina che ci rivelano come allora la pratica dello sci e le presenze turistiche fossero numerose e si concentrassero non solo nella zona de La Valletta di Pian de’ Valli ma si dipanavano anche sul versante che da Campoforogna si sviluppa verso la Vallonina, a riprova di quello che ci indica il piano regolatore esposto alla mostra, ovvero che vi era un progetto di ampliamento della stazione che si sarebbe dovuto articolare dalla zona di Cinque Confini fino appunto alla zona a ridosso di Sella di Leonessa nella parte di Campo Fiorito e Colle Scampetti.
L’aspetto ricettivo e alberghiero appartiene a un’ampia sezione sia documentaria sia fotografica con scatti appartenenti a fondi custoditi presso l’archivio di Stato di Rieti, mentre un filmato del 1959 ci informa dei lavori di ristrutturazione del rinnovato Albergo Roma che fino a pochi anni prima era la struttura che accoglieva Mussolini nei suoi soggiorni terminillesi. Tra aristocratici e personaggi noti spicca sicuramente la figura dell’attore Aldo Fabrizi, immortalato in alcuni secondi di filmato mentre assapora il buffet predisposto per l’inaugurazione.

Un’ultima vicenda che è stata volutamente ricordata in questo allestimento, è testimoniata sia da uno scatto sia da un filmato messi a disposizione dall’Archivio Storico Luce. È quella della tragedia del volo del DC-6 della Sabena, la compagnia aerea belga, che nel febbraio del 1955, durante il volo Bruxelles-Leopoldville (ora Kinshasa, in Repubblica democratica del Congo), con scalo a Ciampino, si schianta sul Terminillo in località Costa dei Cavalli a causa di un errore strumentale e umano. La tragedia è rimasta nella memoria anche a causa della presenza di Marcella Mariani, miss Italia 1953, tra le vittime. Lo scatto dell’Archivio Storico Luce riguarda i funerali solenni che si tennero nella cattedrale di Rieti al termine di un corteo funebre che dalla chiesa di Sant’Antonio abate percorse il centro reatino fino a giungere al duomo. Il filmato riguarda invece i soccorsi che arrivarono sul luogo dello schianto soltanto nove giorni dopo l’incidente e che mostrano il recupero delle salme mentre ancora imperversa il maltempo sul Terminillo.

In conclusione, è possibile affermare che la proposta di allestimento rappresenta una sintesi dell’ampio complesso documentario, presente all’Archivio di Stato di Rieti, riguardante il Terminillo. Una sintesi che interseca numerosi fondi, a testimonianza di come la pluralità di materie e competenze restituisca poi una testimonianza storica di profondo valore e interesse. Ai pochi distratti osservatori che hanno parlato di assenze di periodi nella documentazione esposta, è possibile chiarire come il materiale documentario custodito si fermi inevitabilmente ai primi anni Cinquanta del Novecento poiché è lì che si fermano gli archivi storici custoditi e, pertanto, tutto lo sviluppo turistico successivo non è semplicemente conservato presso l’Istituto archivistico reatino il quale, per questo allestimento, ha voluto celebrare esclusivamente il proprio patrimonio e la collaborazione con l’Archivio Storico Luce.


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