E’ finito l’anno scolastico anno 2016-2017 e gli studenti della IVB, guidati dalla professoressa Chiara Galeotti, hanno concluso il progetto di alternanza scuola lavoro con l’Archivio Storico Luce.
Nel corso dell’anno hanno partecipato ad una delle giornate del convegno: Se una foto è buona, racconta molte storie ed ad una delle conferenze organizzate con la Sovrintendenza Capitolina all’interno del progetto Educare alle mostre, educare alla città che si sono svolte presso il Teatro dei Dioscuri al Quirinale: Fonti audiovisive per una storia della città tra centro e periferia. L’Archivio storico dell’istituto Luce.
Un incontro è stato realizzato presso il liceo dedicato all’introduzione al linguaggio cinematografico e fotografico, mentre diversi incontri sono stati realizzati presso l’Archivio per l’analisi delle fonti fotografiche compilando la scheda della Library of Congress che trovate nella sezione fonti e strumenti.
Gli studenti, divisi in piccoli gruppi di massimo 5 persone, hanno scelto temi diversi e su questi temi hanno costruito il saggio breve presentato alla fine del percorso didattico. Questi i titoli dei saggi prodotti:
Tempo libero e svago: un bisogno incondizionato, La fotografia come propaganda politica , Storia dello sport: le specialità del nuovo e del ciclismo, Città e natura: ossimoro,La massa e lo spettacolo.
La fotografia come propaganda politica.
a cura di Chiara Arcuri, Denisa Gherman, Sara Maddaloni, Federico Salerni, Clara Tanzi.
A partire dai primi decenni del ‘900, e in particolare dagli anni ’20 e ’30, la fotografia diventa un mezzo di comunicazione di massa alla stregua del cinema, non solo diffusa sulle grandi riviste di massa che emergono negli Stati Uniti d’America e in Europa, ma utilizzata da vari governi – sia democratici che totalitari – per costruire nuove forme di consenso.
La fotografia assume il punto di vista di chi la fa e di conseguenza di chi la osserverà da spettatore. Il suo valore è dato dalla composizione figurativa e dai colori e pertanto è estremamente significativo quello che include o quello che esclude. L’immagine è più persuasiva della parola, più precisa e non lascia dubbi all’interpretazione.
Nel periodo fascista, durante il quale si puntava più sulla informazione piuttosto che sulla formazione, le arti visive come la fotografia ed il cinema assumono la funzione che gli antichi romani attribuivano ai ludi circensi: distrarre e dilettare il popolo. Con la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e l’esposizione sempre maggiore del pubblico ai temi e agli eventi di attualità la fotografia diventa un soggetto autonomo quasi indipendente dalle intenzioni del fotografo.
Ne è un esempio lampante la fotografia scattata dal fotografo Robert Capa nel 1936, pubblicata da Life nel luglio del 1937, di un soldato spagnolo nell’istante in cui viene colpito da una pallottola, ha fatto il giro del mondo. Negli anni ’30, e per molti decenni successivi, è stata il simbolo della lotta antifascista e dell’eroismo della guerra civile spagnola.
Se analizziamo la fotografia come un linguaggio, esisteranno dei generi come ne esistono in letteratura.
Il genere narrativo pone l’accento sull’interpretazione fornita dal fotografo degli eventi rappresentati, e si sofferma in particolare sulla raffigurazione della vita quotidiana. Presuppone un rapporto diretto tra il fotografo ed il soggetto fotografato, ed è tipico per esempio del reportage sociale. L’autore non è interessato solo alla comunicazione dell’oggetto fotografato, ma alla comunicazione di una certa interpretazione dell’oggetto fotografato.
Archivio Storico Luce – Reparto Spagna, S000000044, La presa di Barcellona: spazzatura e scarpe abbandonate in una piazza, 26/01/1939
Nell’immagine vengono ritratti i cittadini durante una passeggiata mattutina. Emerge in primo piano la sporcizia a terra. L’asfalto coperto di vecchie scarpe e cibo abbandonati dopo la guerra civile. L’elemento importante è il fatto che i cittadini sono consapevoli della sporcizia e del disordine ma non prestano attenzione a questa condizione. E’ un paradosso il fatto che l’uomo sia abituato alle devastazioni della guerra e che questa faccia parte della sua vita quotidiana.
Il genere oratorio mira alla persuasione del pubblico, ed è il tipico, per esempio della pubblicità o della propaganda politica: l’inquadratura e l’illuminazione sono controllate per produrre u n messaggio specifico, e si concentrano sulla chiarezza e l’efficacia del messaggio iconografico.
Archivio Storico Luce – Reparto Guerra, RG0001441, Ufficiali sollevano il pugnale mentre un portabandiera mostra il gagliardetto del reparto, 25/06/1940
Nella foto i soggetti sono degli ufficiali i quali sollevano i pugnali mentre un portabandiera mostra il gagliardetto del reparto. Questa foto vuole certamente rappresentare l’autorità e la determinatezza degli ufficiali. La loro violenza è rappresentata dal mostrare i pugnali e dai volti decisi che si possono vedere. La foto rappresenta l’ordine, la disciplina, elementi fondamentali dell’esercito fascista.
Il genere drammatico raffigura le grandi tragedie dell’umanità, dalle guerre ai conflitti sociali. Si distingue per l’obiettività che vuole comunicare allo spettatore. Pur essendo ovviamente presenti nel costruire l’immagine, il fotografo e lo stampatore si nascondono dietro l’obiettivo o la camera oscura. Utilizzano in genere una luce tagliente e la messa a fuoco di tutti gli elementi presenti nella fotografia.
Archivio Storico Luce, Reparto Guerra, RG0005957, L’arco di Settimio Severo impacchettato dalle protezioni antiaeree sullo sfondo della Chiesa de Santi Luca e Martina, 01.10.1940 – 31.10.1940
La foto 3 rappresenta l’Arco di Settimio Severo impacchettato per la protezione antiaeree sullo sfondo la Chiesa dei Santi Luca e Martina. La struttura in fondo appare imponente rispetto al resto delle costruzione che la circondano. Come si può ben notare, le protezioni antiaeree sottolineano la prontezza della città di Roma durante il governo fascista. Come sappiamo la propaganda bellica si basava sul rendere più pubblici possibili i pregi dello stato (in questo caso quello fascista durante la Seconda Guerra Mondiale). Possiamo dedurre dunque che durante questo periodo ci si aspettassero bombardamenti aerei capaci di distruggere la città e i suoi monumenti. Da una parte quindi si vuole mostrare la capacità organizzativa del regime fascista, dall’altra la brutalità dei bombardamenti degli Alleati, ormai quotidiani di quel periodo.