MUSICA, CONTRAPPUNTO DELLA VITA. DAL PAESAGGIO SONORO ALL’AGRO SONORO

di Francesco Ciccone_

La musica – ovvero la tecnica delle muse, le 9 sorelle che presiedevano ogni arte – è in grado di alternare fasi dedicate all’esplorazione solitaria a momenti di scoperta e confronto collettivo: talvolta una melodia può trasportarci verso l’altrove, facendo intersecare gli aspetti fisici del suono alle dimensioni temporali del ricordo, in cui convergono osservazione e deduzione, intuito e incantamento.

Il musico ancestrale; borgo di Fossanova. Foto di Selene Chiozzi.

La dimensione mistica e poetica del suono ha fatto sì che nel corso della storia molte popolazioni attribuissero speciali poteri alla musica, tra cui guarire le malattie, purificare il corpo, operare miracoli nel regno della natura.

L’etimologia del termine ci fa comprendere che, almeno inizialmente, non vi era una netta scissione tra la vibrazione sonora, la poesia, le funzioni religiose, la danza, le grandi competizioni pubbliche: il musico racchiudeva in sé il dono delle muse ed i suoni da lui prodotti erano funzionali ad amplificare le emozioni del contesto o a sottolineare particolari passaggi della rappresentazione (caratteristiche assunte, ancor oggi, dalle moderne colonne sonore).

Baldassarre Peruzzi (1481-1536), Apollo e le muse; olio su tavola, cm 35.3 × 78.7

Il mondo classico, in particolare quello greco, decodificò l’origine della melodia ascrivendola alla sfera divina, mantenendo l’antica dicotomia: le melodie associate ad Apollo (suonatore di lira, sorella minore della cetra) tendevano alla calma e all’elevazione spirituale, accompagnandosi bene all’ode e all’epica, alla serena contemplazione del Mondo; la musica di Dioniso (suonatore di aulos, strumento ad ancia doppia dal suono stridulo e penetrante) produceva invece entusiasmo ed eccitazione.

La musica ha sempre avuto la funzione di chiave di lettura della propria epoca, un emblema capace di fissare avvenimenti sociali, ricco di sfumature e indicazioni per coloro che sanno coglierle. I suoni hanno difatti un’intima connessione con i luoghi: si pensi alla struttura eterea ed ultraterrena del canto gregoriano, così simile ad alcune architetture gotiche, o al dramma liturgico del basso Medioevo, in grado di miscelare elementi sacri e profani tramite la rappresentazione popolare – rivoluzione del tempo di Francesco d’Assisi – di alcune scene della Bibbia.

Nella Commedia dantesca – allegorica peregrinazione dell’homo viator – si fa spesso riferimento ad alcuni canti noti al lettore mentre l’azione del Decameron di Boccaccio è costellata dalla presenza di ballate e musica, caratterizzata dalla forte assonanza tra le caratteristiche dello strumento e la psicologia del suonatore.

Sarà solo però a partire dal Rinascimento (periodo in cui avviene la nascita della scrittura idiomatica) che si prenderà in esame il rapporto molto particolare tra esecutore e mezzo con cui si propaga il suono, giungendo alla conclusione che gli strumenti musicali, al pari di altri, funzionano come via di scoperta da parte dell’uomo, per collocarsi all’interno della storia sociale e naturale. A tal proposito, la musica è a metà strada tra l’esperienza pratica (artigianale) e quella filosofica, lo strumento è mediazione tra la tecnica tangibile di costruzione, ma esprime l’intangibilità della musica e degli affetti (emozioni e suggestioni che si sviluppano grazie alla musica).

Dettaglio di strumenti musicali; castello di Itri. Foto di Elisabetta de Falco.

Proseguendo la linea del tempo, la musica dal vivo durante il teatro del periodo shakespeariano trasformerà l’intervento musicale in un potente strumento narrativo in grado di caratterizzare i diversi personaggi, sia nell’azione che nell’evoluzione interiore, contribuendo ad alleggerire passaggi o cesure tra le diverse scene, evitando spiegazioni verbali e mettendo in forte risalto gli aspetti essenziali del dramma.

Tali prerogative si ritroveranno, a distanza di secoli, nell’analisi del rapporto tra accompagnamento musicale e materiale cinematografico attraverso le sue varie fasi: le figure del maestro accompagnatore, del rumorista, del compositore di colonne sonore andranno a creare dei suoni in grado di sottolineare la potenza visiva delle immagini; la musica diegetica e quella extra-diegetica individuano temi e suoni che divengono elementi simbolici strettamente connessi ai personaggi o alle situazioni che agiscono per analogia, contrasto o sottrazione.

Tale pratica a tutto tondo ben si sposa con la definizione del compositore e ricercatore canadese Raymond Murray-Schafer, il quale introduce il paesaggio sonoro come qualsiasi campo di studio acustico, fatto di eventi uditi, inserito in un mondo che è a sua volta un’immensa composizione musicale costituita dai suoni creati dalla geografia e dal suo clima.

La musica nei luoghi; concerto sul Fiume Cavata. Foto di Selene Chiozzi.

Il progetto Agro Sonoro – note e scene da un territorio si propone di ricreare queste suggestioni, attraverso laboratori didattici nelle scuole primarie e secondarie, con gli alunni che andranno a ricreare (a mo’ di antichi rumoristi) o a comporre (come i maestri concertatori degli albori del cinema) un accompagnamento sonoro capace di interagire con i fotogrammi in sequenza dei documentari e dei cinegiornali ambientati nell’Agro Pontino.

Vedute delle paludi pontine e del monte Circeo – Giornale Luce A0563 del 04/1930

La lettura dell’audiovisivo e la creazione di un nuovo paesaggio sonoro permetterà di confrontare i luoghi cristallizzati dal materiale filmico e fotografico, ricollocandoli nella contemporaneità e nel tessuto che ricoprono oggi all’interno della provincia, con la consapevolezza che luoghi familiari possono apparire ancestrali e fiabeschi, se osservati attraverso il filtro della polvere del tempo; è per questo che i reperti cinematografici dei fondi storici dell’Archivio Storico Luce possono invitare l’uomo contemporaneo a compiere un viaggio sensoriale, articolato attraverso lo sviluppo di abilità legate alle arti musive in un contesto di esplorazione e scoperta del territorio in cui si vive.
Ma, così come la “poesia” trova il suo compimento nel “fare”, allo stesso modo la musica riesce a farci esplorare mondi inaspettati che si disvelano man mano che aumentano il livello di conoscenza e la consapevolezza dei propri limiti.

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