Dal 22 al 24 settembre 2022 si è svolto a Modena il convegno internazionale “Vedere la storia nel mondo degli audiovisivi”, organizzato dall’Università di Modena e Reggio Emilia – Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali, Master in Public & Digital History, Corso di alta formazione “Dhialogue” – e dall’Archivio Storico Luce – Cinecittà SpA, in collaborazione con l’AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico) e l’AIPH (Associazione Italiana di Public History). L’obiettivo è stato di attivare un dialogo tra diversi saperi ed esperienze sulle modalità attraverso le quali il digitale ha modificato la natura e i contenuti dell’archivio audiovisivo usato per scrivere e diffondere la storia. Il panel La memoria coloniale nell’Archivio Storico Luce: pratiche di studio e valorizzazione ha rappresentato l’occasione per raccontare, nell’anno del centenario della Marcia su Roma, studi e progetti, editoriali e didattici, realizzati utilizzando il patrimonio audiovisivo dell’Archivio Storico Luce. Un panel dedicato al racconto coloniale attraverso le immagini dell’Archivio Storico Luce, poiché il tema è il contenuto migliore per parlare della propaganda fascista. A metà degli anni Novanta l’Archivio ha sentito l’urgenza di far conoscere, approfondire, interpretare, decostruire il proprio patrimonio. In questo senso Patrizia Cacciani nel suo intervento, pubblicato di seguito, ripercorre come l’Archivio, attraverso la sua banca dati e le attività di archiviazione, abbia reso disponibile il proprio patrimonio.
di Patrizia Cacciani
L’Archivio Storico Luce non ha una sua sede propria. Si trova tra piazza di Cinecittà 10 e via Tuscolana 1055, a Roma. Nel bel palazzo di architettura razionalista sede dell’Istituto Nazionale Luce dal 1937, in una porzione di esso, c’è il sito di conservazione del patrimonio filmico originale e il laboratorio di tecnologia integrata, mentre, in via Tuscolana, c’è l’archivio fotografico e le strutture dedicate alla valorizzazione. Gli stabilimenti cinematografici, la sede sociale di Cinecittà S.p.A., accolsero il Luce dopo la trasformazione da ente di diritto pubblico in società per azioni, Istituto Luce S.p.A. appunto, avvenuta nell’agosto 1962, ma di fatto il trasferimento si completò nel 1973, attraverso un percorso piuttosto accidentato.

Tra i documenti conservati nell’Archivio Storico c’è il Regolamento del Personale dell’Istituto Nazionale Luce. Un libretto dalla copertina blu, pubblicato nel 1935, dove vengono elencati articoli sull’organizzazione e le attività del personale. Tutta la forza lavoro è inquadrata nel ruolo impiegati, successivamente sono suddivisi tra amministrativi (cat.1), tecnici (cat. 2), personale d’ordine (cat. 3), personale subalterno (cat. 4). Nella categoria del personale d’ordine c’è il primo archivista e l’archivista. Appartengono alla stessa categoria le stenodattilografe, le telefoniste, i magazzinieri e i custodi.
Si chiamava Eugenio Sangiovanni il primo capo archivista dell’Istituto Nazionale Luce, nato a Catanzaro nel 1892. Viene assunto il 15 febbraio del 1933, con questa mansione, avendo un curriculum tecnico. Nel 1935 viene trasferito al reparto fotocinematografico dell’AOI dove rimarrà sino al 1938, in Eritrea, presso l’ufficio di Asmara. C’è una cartella del personale a suo nome nell’Archivio Storico e documenti che lo riguardano nell’Archivio Giacomo Paulucci Di Calboli, conservato presso l’Archivio di Stato di Forlì. Si licenzia dall’Istituto il 1° ottobre del 1938 e viene assunto, immediatamente, all’ENIC. I documenti conservanti in cartella hanno una mancanza sino ad alcune veline del 1946. Sangiovanni lavora nell’agenzia Luce Nuova a Bari e scrive su carta intestata ENIC una sua lunga lettera al direttore generale dell’Istituto Luce Nuova, Giuseppe Croce.

In verità il lavoro di Sangiovanni faceva parte delle attività produttive, quindi corrente. L’ordinamento delle fotografie di Sangiovanni riguarda le foto realizzate dai fotografi incaricati nel reparto, subito dopo la consegna dei negativi, costruendo un inventario alfanumerico. Ora, il suo inventario fisico è una informazione presente nelle schede catalografiche delle fotografie. Il Luce è ente produttore e come tale organizza i propri prodotti per la filiera distributiva. Nella banca dati il patrimonio filmico e fotografico, sia come ente produttore che come ente conservatore, è organizzato per fondi, serie e sottoserie. Proprio come un archivio storico, ancorché audiovisivo.
Il 1° gennaio 1965 viene assunto Emanuele Valerio Marino. A metà degli anni Ottanta, cinque anni prima della sua uscita, sarà nominato direttore dell’Archivio. Sino ad allora era un funzionario. Quindi, l’Archivio non era considerato una struttura “degna” di essere una direzione. Lui riuscirà a diventare dirigente, non tanto per le sue capacità organizzative e di gestione dell’Archivio, quanto per la sua conoscenza del materiale, che condivideva con una collega, Francesca Cecchin. Conoscenza a disposizione delle nuove produzioni. Nel 1991, ormai pensionato, il Luce produrrà il film documentario I 600 giorni di Salò per la regia di Emanuele Valerio Marino e Nicola Caracciolo.
Fino agli anni Ottanta l’“Archivio” è un magazzino di conservazione e l’inventario fisico è l’ordinamento che assolve una parte delle funzioni proprie dell’archivio. A lungo è rimasto l’unico strumento di riferimento perché i documenti e le carte sono arrivati a noi in modo troppo frammentario e scarso per ricostruire l’Azienda e la sua organizzazione produttiva, distributiva, sociale. Infatti, già dal 2003 abbiamo avviato un lavoro di ricognizione presso altri archivi, partendo dal Di Calboli, ed ora nuovamente oggetto di indagine da parte nostra per completare la collezione di documenti digitalizzati utili per l’arricchimento dell’Archivio Storico Luce. Come pure, in questo momento, stiamo studiando e archiviando nella nostra banca dati una collezione delle carte digitalizzate della serie Cinema dell’ASAC, l’archivio della Biennale di Venezia.
Personalmente considero ancora validi le riflessioni ed il dibattito che Ansano Giannarelli apre nel 1981 sul modello di archivio audiovisivo (scambio di conoscenze, sistema di archivi audiovisivi, infrastrutture per la fruizione, la questione del diritto d’autore nella decostruzione di un documento audiovisivo, il sostegno economico) perché ancora così moderni anche rispetto all’attuale discussione sulla sostenibilità dell’Archivio. Attivate con energia dal Congresso FIAF di Brighton nel 1978 che riscrive la storia del cinema, dove il documento cartaceo diventa un elemento essenziale del prodotto filmico, tutti questi temi non sono neutri per chi diventerà Presidente del Luce e prima ancora è stato direttore di rete, RAI 3.
Nel 1995 Direttore dell’Archivio è Edoardo Ceccuti, proviene dal mondo della produzione, in particolare dalla Gaumont Italia, Presidente e Amministratore Delegato dell’Istituto Luce S.p.A. è Angelo Guglielmi. Mentre, si avvia lo studio per la banca dati dell’Archivio, in particolare sui fondi cinematografici come ente produttore ed ente conservatore, viene avviato il percorso per il riconoscimento dell’Archivio come archivio storico di interesse nazionale, da conservare e tutelare secondo la legge dei beni culturali. Il riconoscimento arriva dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio nel 1997, due anni prima dell’emanazione del Testo Unico n. 490/1999, dove per la prima volta le fotografie con relativi negativi e matrici, aventi carattere di rarità e di pregio artistico o storico vengono considerati beni culturali. Solo con l’aggiornamento della legge nel 2004, il punto e) si arricchirà con le pellicole cinematografiche ed i supporti audiovisivi in genere, aventi carattere di rarità e di pregio.
Sono voluta partire dalla mancanza di una sede fisica unitaria, ancora oggi, per l’Archivio Storico Luce, un po’ per continuare a rivendicarla, un po’ per sottolineare che noi ne abbiamo una, virtuale, dal 1997, si chiama http://www.archivioluce.com e che da tempo sana un po’ la mancanza di quella fisica, almeno per noi che ci lavoriamo.

Nel 1996, in collaborazione con il Centro Maas del Consorzio Roma Ricerche viene realizzato il primo sistema per la gestione informativa della documentazione audiovisiva (cinegiornali, documentari, repertorio) dell’Istituto Luce e viene avviata la catalogazione del patrimonio filmico. Dal 2001 inizia la catalogazione e la digitalizzazione dell’archivio fotografico. Si integrano le due banche dati con la descrizione multilivello dei singoli archivi secondo l’appropriata struttura gerarchica (fondi, serie, sottoserie) la condivisione degli authority files, la descrizione testuale delle immagini.
Nel 2004, ad ottanta anni dalla sua nascita, l’Istituto Luce decide un profondo rinnovamento del sistema informativo: viene adottata la piattaforma xDams. Dal punto di vista delle modalità di raccolta delle informazioni, xDams è pienamente conforme allo standard ISAD (International Standard of Archival Description) per la descrizione archivistica.
La soluzione infatti utilizza lo standard per la codifica elettronica degli strumenti di ricerca archivistici EAD (Encoded Archival Description), che consente di
• trattare l’informazione archivistica e documentale in formato XML, in piena conformità con le indicazioni fornite dalle norme ISAD
• includere e codificare quegli elementi informativi non contemplati dalle ISAD, ma comunque presenti nella maggior parte degli strumenti di ricerca, come nel caso di indici e rubriche, aumentando le potenzialità di accesso ai contenuti.
L’intera banca dati descrittiva è convertita in XML e codificata secondo lo standard EAD. L’ancoraggio ad un unico authority centrale e la condivisione della struttura informativa di descrizione del contenuto permettono un’immediata integrazione di archivi eterogenei, indici e strumenti di ricerca. Ad ogni scheda descrittiva si allegano uno o più file digitali di diverso formato, fotografie e filmati. La piena utilizzazione di internet e della tecnologia web-based per tutte le attività di gestione, catalogazione e fruizione degli archivi assicura alla banca dati interoperabilità, esportabilità e modularità della struttura informativa.
Nel 2012 viene condivisa su YouTube una porzione considerevole del patrimonio filmico, con l’intenzione di aprirsi verso il pubblico più giovane. I filmati sono corredati di tutte le informazioni archivistiche, ma l’immediatezza di accesso è data dal documento filmico in sé.

Nel 2013 i fondi storici dell’Archivio (le testate dei cinegiornali e i fondi fotografici dell’Istituto Nazionale Luce come ente produttore) vengono iscritti al Registro Memorie del Mondo Unesco. La motivazione: «La collezione costituisce un corpus documentario inimitabile per la comprensione del processo di formazione dei regimi totalitari, i meccanismi di creazione e sviluppo di materiale visivo e le condizioni di vita della società italiana. Si tratta di una fonte unica di informazioni sull’Italia negli anni del regime fascista, sul contesto internazionale del fascismo (tra cui l’Africa orientale e l’Albania, ma anche ben oltre le aree occupate dall’Italia durante il fascismo, soprattutto per quanto riguarda il periodo della Seconda Guerra Mondiale) e sulla società di massa negli anni Venti e Trenta del Novecento». Nella pagina dedicata del nostro sito si trova tutta la documentazione per la candidatura e la felice iscrizione.
Nel 2018 l’Archivio Luce rinnova il suo portale.

Ogni fondo cinematografico e fotografico presenta una descrizione storico-cronologica dettagliata, ogni fondo può essere indagato come complesso archivistico, ma anche come singolo documento. Tre dizionari controllati, suddivisi in toponimi, antroponimi e tematici, costruiti in una struttura gerarchizzata di parole chiavi che, proposte, possono a sua volta divenire strumento di ricerca in modo orizzontale e verticale in tutti i fondi archiviati.
L’Archivio è una piattaforma fondamentale per il lavoro di storici, ricercatori, autori di film, documentari, palinsesti televisivi, scuole, università, biblioteche, musei, enti pubblici e privati, specialisti e cittadini comuni che avessero una curiosità, una passione.
Piccola nota a margine, ma credo di una certa rilevanza: durante la pandemia, nel periodo dal 1° febbraio 2020 al 28 febbraio 2021, il traffico sui siti Luce è raddoppiato rispetto all’anno precedente, ma in maniera diversa tra il sito e la banca dati. Il sito è cresciuto da 160 mila a 336 mila utenti e da 500 mila pagine a quasi mille, la banca dati è cresciuta da 391 mila a 800 mila utenti e da 2,5 milioni a 4,335 milioni pagine ma, soprattutto, mentre per il sito l’aumento è tutto concentrato nei mesi di marzo-maggio 2020 (lockdown), per il resto è rimasto in linea con l’anno precedente, la banca dati, invece, anche nei mesi successivi si mantiene circa il 50% più alta dell’anno precedente. La forza dei contenuti.
Tra il luglio 2024 ed il novembre 2025 celebreremo i 100 anni dell’Istituto Luce.
Si apre una nuova stagione, ci sarà tempo per raccontarla.