“Educare alle mostre educare alla città” è un’iniziativa promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali che prevede, fino a maggio, un ricco programma di visite guidate alle mostre ma anche numerosi incontri su aspetti particolari delle collezioni e approfondimenti per una lettura ragionata della storia della città dal centro alla periferia.
Ed è proprio la città, in questo caso una città del tutto particolare come Roma, che è stata la protagonista dell’intervento, svoltosi presso il Museo di Roma in Trastevere, dal titolo “Da muratori a costruttori. La parabola dell’ autocostruito nella periferia romana del Novecento”.
A proporre una rilettura e un’analisi approfondita del fenomeno dell’edilizia “abusiva” nella città e nella periferia romana, è stata la storica del territorio, Stefania Ficacci che partendo dalla domanda-provocazione di cosa possa essere considerato abusivo a Roma, ha suggerito una nuova analisi del fenomeno dal periodo fascista fino ai giorni nostri.
“Il fenomeno dell’abusivismo nello sviluppo edilizio dei tanti quartieri periferici romani, realizzati nel corso del Novecento, – ha sottolineato Ficacci -, ha definito tra le altre cose, alcune pratiche di costruzione, interpretate come abusive nel corso del secondo dopoguerra ma ritenute, spesso, anche come attività risolutive rispetto al problema abitativo e, anzi, via via normativizzate e adottate”. E si è di conseguenza passati, dal secondo dopoguerra in poi, dal concetto di “abusivo”, ritenuto una pratica di forzatura della regola a proprio favore, al concetto di “abusivismo”, che mette l’accento su un’accezione più etica che giuridica. “La parola abusivismo – ha continuato la storica – viene usata a partire dagli anni Settanta-Ottanta e non compare negli studi del periodo fascista. L’abusivismo è un comportamento e non un atteggiamento e cambia attraverso la sensibilità del tempo. Eppure è un fenomeno che esiste da sempre, persino negli anni Trenta quando venivano costruite, soprattutto da coloro che provenivano da altre città, quelle abitazioni fatiscenti definite di necessità”. Grazie ai numerosi esempi e a un’analisi approfondita delle normative a partire dai primi anni del Novecento in poi, l’intervento è riuscito a dare un lettura più completa del fenomeno dell’abusivismo a Roma e in periferia, mettendo in primo piano le persone che hanno proposto nel tempo, una soluzione al problema abitativo attraverso anche quel fenomeno che va sotto il nome di autopromozione edilizia.
di Monika Ruga
Il 13 maggio p.v. alla Casa della Cultura, villa De Santis, Via Casilina 665 Roma dalle 16 alle 18, verrà presentato il Laboratorio di storia orale: Invito Labor 13.05.16.
Stefania Ficacci , dottore di ricerca in Storia urbana e rurale presso l’Università degli studi di Perugia, si occupa dello studio dello sviluppo storico e sociale delle periferie metropolitane nel Novecento, con particolare attenzione alle tematiche relative alle identità territoriali e alla conservazione e trasmissione della memoria storica delle comunità urbane. A tale proposito ha pubblicato il volume Tor Pignattara. Fascismo e Resistenza di un quartiere romano, Franco Angeli Milano 2007. E’ membro del direttivo dell’Associazione Italiana di Storia Orale, per la quale svolge attività di didattica sulla metodologia della raccolta e delle restituzione delle fonti orali in storiografia, con particolare attenzione ai nuovi linguaggi di digital storytelling. Attualmente svolge attività di ricerca per il Laboratorio di storia orale del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova, collaborando ad un progetto “TerrEvolute”, sulla realizzazione di archivi digitali della storia dei consorzi di bonifica del padovano.