“Il commento verbale nei cinegiornali Incom” a cura di Augusto Sainati

Ne Quaderni CSCI 2017, rivista annuale del cinema italiano,  c’è un bellissimo articolo a firma del professor Augusto Sainati che racconta l’importanza del commento sonoro nei cinegiornali de La settimana Incom.

La settimana Incom 0038 del 23/12/1946 Parliamo un po’ di noi

La voce di Sandro Pallavicini, direttore della Incom sino al 1956, racconta il breve editoriale in video sulla testata di attualità cinematografiche più diffusa del dopoguerra in Italia. Da un lato l’intenzione di dimostrare discontinuità con il passato, dall’altro il desiderio di essere il futuro delle cine-attualità dell’Italia in ricostruzione.

Guido Notari “…è la voce unica, roboante o suadente, imperiale o accomodante, militaresca o festiva …” dei giornali Luce e della Eiar. Nel dopoguerra de La Settimana Incom: “… una vera antologia sonora dello stile del potere in Italia. Potere prima fascista, poi, in epoca repubblicana, democristiano.” Scrive Sainati nell’articolo.

La settimana Incom 00217 del 26/11/1948 La presentazione della rivista La settimana Incom

La settimana Incom 01388 del 13 aprile 1956 La parola a voi

Prosegue Sainati:“… in particolare si è osservato che il caso della Settimana Incom mostra che la spensierata opera di descrizione-occultamento ha come somma protagonista la voce over. Ma non si è evidenziata abbastanza la tecnica tutta politica dell’impostazione della voce di Guido Notari. Tecnica che, nel periodo Incom, lo porta ad essere al tempo stesso mellifluo e ufficiale: la parola ben scandita ma morbida, lontana dai toni rigidi e distaccati del periodo Luce, ne fa più un compagno di strada che affianca e guida il pubblico che un portavoce del potere. E tuttavia questa morbidezza euforica, fatta di toni vocali in crescendo, di sonorità rotonde, di piccoli sospiri di fronte a piacevoli spettacoli femminili, di sottolineature di doppi sensi, ne fa anche un perfetto emblema del nuovo potere del dopoguerra. Un potere morbido, appunto, un soft power volto a costruire una nuova identità unificante per gli italiani attorno a pochi valori – Dio, patria, famiglia, Stati Uniti – e molti desideri, che inizialmente modesti a causa delle ristrettezze dell’economica postbellica, diventeranno più consistenti col passare degli anni. E’ la macchina dei desideri, infatti il cemento che struttura l’ossatura della crescente economia italiana stimolando i consumi, e l’impostazione della voce non manca di rilevare a suo modo questo elemento.”

 

 

 

 

 

 

 

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