L’archivio ritrovato, le memorie di una impresa familiare nelle immagini di un archivio audiovisivo di Alessandra Tomassetti (1)

La “Artigiana dolciumi CDS” è una impresa familiare romana che affonda le sue radici nel secondo dopo-guerra, ma la sua storia nasce da eventi più lontani e drammatici, che sebbene non dimenticati, hanno consentito di dar vita a una azienda che in un quartiere residenziale romano, è stato ed è tuttora un punto di riferimento di diverse comunità.

La “Artigiana dolciumi CDS”: una impresa familiare dal desiderio alla realtà.

A Roma nel quartiere Africano (Trieste-Salario, ora II Municipio) dal 1962 si svolge l’attività di produzione e vendita del laboratorio della “Artigiana dolciumi CDS”, la sigla sono le iniziali del fondatore Carlo Di Segni. L’impresa produce ottimi dolci a base di cioccolato di prima qualità e soprattutto i marrons glacés più buoni della città. Si tratta di un’azienda a carattere familiare legata indissolubilmente alle figure dei primi proprietari, Carlo Di Segni e Ida Marcherìa, sposi nel 1951.

Carlo e Ida si erano conosciuti qualche anno prima durante un campeggio organizzato dalla Comunità ebraica in Italia. Carlo, docente al Collegio rabbinico di Roma, era sfuggito ai rastrellamenti contro gli ebrei nell’ottobre 1943 rifugiandosi in Vaticano[2], mentre Ida nata e cresciuta a Trieste, insieme alla famiglia venne arrestata dai tedeschi, su segnalazione delle autorità italiane.

Archivio Storico Luce, Fondo cinematografico, Cinegiornale Luce A0380  Trieste. S.E. Turati visita la milizia triestina. La rivista delle organizzazioni giovanili marinare e la milizia (luglio 1929).

Tutti furono inizialmente reclusi nel carcere di Coroneo di Trieste, in seguito deportati nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Ad Auschwitz i genitori e il fratello Raffaele morirono nelle camere a gas, mentre i fratelli Giacomo, Ida e Stella sopravvissero al campo di concentramento. Ida aveva quattordici anni quando arrivò a Auschwitz-Birkenau, e fino al momento della liberazione ad opera degli Alleati inglesi, lavorò nel campo di lavoro chiamato “Kanàda”, addetta alla raccolta degli indumenti e degli effetti personali sottratti ai deportati. Il racconto drammatico di Ida Marcherìa dell’arresto, della prigionia a Auschwitz-Birkenau e del ritorno a Trieste nell’ottobre del 1945 sono raccontati nel libro di Roberto Olla, La ragazza che sognava il cioccolato. Sieben null vier eins zwei, dal quale è stato realizzato anche il documentario:

La ragazza che sognava il cioccolato di Roberto Olla

….le ragazze vivevano sempre appese alla loro fame. Parlare di quello che avrebbero voluto mangiare era un sogno a occhi aperti che le faceva sentire vive. C’era chi desiderava una grande bistecca arrosto, chi voleva la zuppa ma come quella di casa sua con i pezzi di lardo, chi voleva un piatto di riso bollito, anche scondito, appena scottato dall’acqua. Stellina (la sorella di Ida) voleva un grande piatto di pastasciutta, ma grande grande, con tanto sugo, un catino di pastasciutta. Ida no, lei voleva un pezzo di cioccolato. Se chiudeva gli occhi riusciva ancora a pensare al cioccolato, quasi ne sentiva il sapore…..io sognavo il cioccolato, io morivo per mangiare un pezzetto di cioccolato. Lo sognavo anche a occhi aperti. E questo è uno dei miracoli che ha fatto Dio, mi ha dato un laboratorio di cioccolato.

Più che il desiderio di mangiare il cioccolato, che aveva rappresentato la sua merenda quotidiana nella casa di Trieste, Ida Marcherìa provava la nostalgia di tornarvi, di riassaporare le gioie della quotidianità insieme alla sua famiglia, desiderio tanto più pressante nell’assurdità della permanenza a Auschwitz-Birkenau.

Ida tornò in Italia nel maggio del 1945; qualche anno dopo conobbe Carlo Di Segni, che da poco aveva deciso di abbandonare l’insegnamento nel Collegio rabbinico a causa di una profonda crisi spirituale. Egli aveva rilevato una quota di un laboratorio di dolciumi in via Giorgio Vasari, nel quartiere Flaminio di Roma, e vendeva cioccolatini per le vie del centro utilizzando per i suoi spostamenti una bicicletta.
Nel 1951 Ida e Carlo si sposarono e decisero di condividere la scelta di dedicarsi alla lavorazione del cioccolato. Carlo, inoltre, ebbe l’idea di produrre i marrons glacés, che per l’epoca erano una vera novità, diventando in breve tempo il loro prodotto più rappresentativo, un vero e proprio “marchio di fabbrica”.


Fig. 1: Il matrimonio di Ida Marcherìa e Carlo Di Segni nel febbraio del 1951 (su gentili concessione di Raffaele Di Segni)

Nella metà degli anni Sessanta del XX secolo la produzione dei marroni glassati era di cinquecento chili al giorno, un’enormità, numeri al giorno d’oggi non proponibili per gli alti costi e la concorrenza della grande distribuzione.
La notizia della bontà dei marrons glacés della “Artigiana dolciumi CDS” valicò i confini del quartiere e della città, tanto che i proprietari dell’industria Motta decisero di acquistare il laboratorio e di acquisire così la ricetta segreta per la canditura dei marroni. Dopo una visita alla fabbrica di Lissone, dove tra l’altro si producevano i panettoni, Di Segni decise di rifiutare la generosa offerta economica della Motta, perché gli interlocutori non erano stati in grado di garantire il mantenimento della qualità dei marroni canditi una volta avviatane la produzione.

Archivio storico LUCE, Fondo cinematografico, Cinegiornale Luce B, B0801: Lo stabilimento della Motta panettoni. (19/12/1935).

La “Artigiana dolciumi CDS” rimase così una piccola impresa familiare, e in seguito alla morte del marito Carlo, Ida prese le redini del laboratorio, aiutata dal figlio Raffaele, che iniziò a lavorare tra il 1971 e il 1972.


Fig. 2 Ida Marcherìa, il figlio Raffaele Di Segni e il nipote Carlo nel laboratorio di via di Santa Maria Goretti (su gentile concessione di Raffaele Di Segni).

A partire dal 1994 Ida Marcherìa iniziò a raccontare la sua testimonia di sopravvissuta e gli orrori della Shoah: la decisione di esporsi, di rivivere con la narrazione le esperienze che segnarono così profondamente la sua vita, fu sofferta ma necessaria perché l’esercizio della memoria aiutasse “ a non dimenticare”, soprattutto rispetto alle nuove generazioni.
I suoi racconti sono stati il soggetto di tre libri di memorie, “La ragazza che sognava il cioccolato”, “Non perdonerò mai” e “Judenrampe”. È stata inoltre protagonista di due film-documentari: “Memoria” di Ruggero Gabbai e “Auschwitz e la cioccolata” di Roberto Olla.

 

 

Il quartiere Trieste-africano.

La storia della “Artigiana dolciumi CDS” è inscindibile da quella dello sviluppo del quartiere Africano, limite nord-est del Trieste nel quadrante tra via Nemorense, la ferrovia Firenze-Roma, via Nomentana, e piazza Annibaliano: lo sviluppo urbanistico di quest’area prese avvio alla fine degli anni Venti del XX secolo, ed era precedentemente occupata da vasti terreni ad uso agricolo tra villa Ada e villa Chigi. Qui vi scorreva il fosso di Sant’Agnese, lungo il quale erano baracche e stanziamenti di fortuna, sviluppatesi tra i ruderi di un edificio di epoca romana in laterizio detto “la Sedia del diavolo” per la caratteristica forma di trono acquisita in seguito al crollo di alcune parti, identificato come il monumento sepolcrale di Elio Callisto, probabilmente un liberto dell’imperatore Adriano.
Nacque il “quartiere dei ferrovieri” perché destinato a area residenziale degli impiegati delle ferrovie, sebbene di livello più modesto rispetto a quello costruito nella zona di villa Lancellotti (via Tagliamento e piazza Verbano).


Fig. 3 Archivio storico Luce, Fondo fotografico, Reparto Attualità, A00038971: costruzioni a forma di fascio littorio posti all’inizio di corso Trieste. (21/06/1932).

La toponomastica del nuovo quartiere, caratterizzato da complessi di edilizia popolare, riporta i nomi dei paesi e delle città conquistate con le campagne coloniali in Africa: quelle dell’Eritrea nel 1882, della Somalia nel 1890, della Libia nel 1911 e dell’Etiopia nel 1936.
Durante la seconda guerra mondiale il quartiere subì pesanti bombardamenti a causa della vicinanza con l’aeroporto civile Littorio sulla via Salaria (ora aeroporto dell’Urbe) e vi sono testimonianze orali dell’esistenza di numerosi rifugi antiaerei nel quartiere.
Il quartiere cambiò fisionomia tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo, quando furono demoliti gli edifici del sub-quartiere destinato alle famiglie dei ferrovieri e vennero costruiti alti palazzoni per abitazione intensiva a opera delle prime cooperative edilizie. Si tratta di fabbricati popolari, molti dei quali appartenenti all’Ina, alla quale fu affidato il progetto di sviluppo edilizio di costruzioni di case per lavoratori promosso dalla l. del 28/02/1949 n. 43, che istituì l’ente INA-Casa. Tra gli edifici di maggior pregio architettonico si segnalano le case-torri di viale Etiopia progettate da Mario Ridolfi coadiuvato da Wolfgang Frankl costruite tra il 1949 e il 1954 comprendenti 8 torri di 9/10 piani, di un nucleo di negozi e di spazi destinati a verde. Gli edifici sono caratterizzati dagli elementi strutturali di cemento armato a vista e l’attenzione nei dettagli degli elementi decorativi, dei serramenti, delle ringhiere.

Raffaele Di Segni, figlio di Ida e Carlo, attuale proprietario della “Artigiana dolciumi CDS”, da bambino giocava con i figli dei ferrovieri presso il campo di calcio, tra viale Libia e l’odierna piazza Gimma dove oggi è collocato il mercato rionale coperto.


Roma sparita, viale Libia 

L’area, tra viale Libia e piazza Santa Emerenziana, negli stessi anni, era occupata da un piccolo edificio teatrale, del quale era proprietario Franco Castellano, distrutto da un incendio nel gennaio del 1960.
Archivio storico Luce, Fondo cinematografico, Cinegiornale La Settimana Incom 01660 La difficile vita di un teatro di periferia, “Lo Chalet” nel quartiere africano di Roma (04/06/1958).

Lo stesso laboratorio della “Artigiana dolciumi CDS”, che si presenta ancora oggi pressoché immutato nel tempo, è sempre stato un punto di riferimento per la comunità ebraica romana e per gli abitanti del quartiere, proprio per la presenza di Ida Marcherìa, alla quale nel gennaio del 2018, è stata dedicata la biblioteca comunale di Villa Leopardi situata a nord-est del quartiere, verso la via Nomentana.

Fig. 4: I marrons glacés.


Fig. 5: Ida marcherìa nel laboratorio di via di Santa Maria Goretti (su gentile concessione di Raffaele Di Segni).

La storia e le vicende personali e familiari dei protagonisti e quelle del quartiere nel quale l’impresa si è sviluppata, si prestano molto bene a un progetto di storytelling che tenga conto di diverse dinamiche.
La storia della famiglia Di Segni-Marcherìa è al centro del progetto: il sogno di mangiare “pane e cioccolata”  di Ida sentito durante la permanenza nel campo di concentramento, si concretizza nell’impresa familiare che produce dolciumi, e che si specializza poi nella canditura dei marroni (è il primo laboratorio artigianale a Roma). E’ il racconto di uno dei periodi più drammatici del XX secolo, di una nazione e di persone che rinascono e danno vita a un’impresa che produce beni, ricchezza, solidarietà, senso di appartenenza; è il racconto di una città e di un quartiere che cambia e si trasforma.


Fig.6: Ida Marcherìa e il nipote Alberto nel laboratorio di via di Santa Maria Goretti (su gentile concessione di Raffaele Di Segni).

La narrazione, aiutata dalle immagini filmiche e fotografiche, si srotola così nell’ambito di tanti percorsi tematici individuati, affinché il fruitore online possa scegliere gli argomenti di proprio interesse, esattamente come farebbe di fronte a una scatola di cioccolatini con tanti gusti differenti.


Fig.7: I cioccolatini della “Artigiana dolciumi CDS”.

La memoria del figlio di Ida Marcheria.

Archivio storico Luce, Fondo cinematografico, Cinegiornale La Settimana Incom 01233 La fabbrica delle uova (08/04/1955).

[1] Questo contributo è una sintesi di un project work presentato in occasione del Corso di formazione in “Valorizzazione culturale e comunicazione dell’Heritage per le imprese e le organizzazioni” svolto nel 2018 presso il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale de La Sapienza università di Roma in collaborazione con la Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio e l’associazione Museimpresa. Colgo l’occasione per ringraziare Patrizia Cacciani dell’Istituto Luce Cinecittà, Maria Emanuela Marinelli della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio e Valentina Martino del Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza università di Roma per aver favorito questa mia ricerca. Un ringraziamento particolare a Raffaele Di Segni della “Artigiana dolciumi CDS” per la gentilezza con la quale ha accolto la mia proposta di narrare la storia della sua impresa, aiutandomi a ricostruirla con i suoi racconti.

[2] Tra le pubblicazione che raccontano le vicende avvenute nei sotterranei vaticani a favore dei rifugiati ebrei, interventi coordinati da Giovanni Battista Montini (poi papa Paolo VI) in qualità di Segretario di stato vaticano su volere di Pio XII, si veda l’interessante libro di Barbara Frale, la quale ha avuto la possibilità di accedere a importanti documenti de-secretati dell’Archivio segreto vaticano: Barbara Frale, Il principe e il Pescatore. Pio XII, il nazismo e la tomba di San Pietro in Vaticano, Milano, Arnoldo Mondadori 2011.

Bibliografia

Roberto BAGLIONI – Fabio DEL GIUDICE, L’impresa dell’archivio. Organizzazione, gestione e conservazione dell’archivio d’impresa, Firenze, Edizioni Polistampa 2012.

Giorgetta BONFIGLIO-DOSIO, Archivi d’impresa. Studi e proposte, Padova, Cleup, 2003.

Manlio CAMMARATA, Gli audiovisivi nella comunicazione d’impresa. Istruzioni per l’uso, Milano, Franco Angeli 1987.

Paola CARUCCI – Marina MESSINA, Manuale di archivistica per l’impresa, Roma, Carocci editore 1998.

CommunityBook La storia di Roma, La storia del Trieste Salario. Dalla preistoria ai giorni nostri, testi e ricerca a cura di Sara Fabrizi, II ed., Roma, Typimedia editore 2018.

Patrizia FERMETTI, Case-torri Ina-Assicurazioni , Roma (viale Etiopia) di M. Ridolfi (1949-54). Caratteristiche architettoniche e costruttive, Università degli studi di Roma di Tor Vergata, facoltà di ingegneria, Corso di laurea in Ingegneria edile, a.a. 2002/2003.

Andrea FONTANA, Manuale di storytelling. Raccontare con efficaci prodotti, marchi e identità d’impresa, 1° ristampa, [Milano]: Rizzoli Etas, 2012 (in part. pp. 33-40; 55-60).

Barbara FRALE, Il principe e il Pescatore. Pio XII, il nazismo e la tomba di San Pietro in Vaticano, Milano, Arnoldo Mondadori, Milano 2011.

Federico MANDILLO, Salario Trieste: raccontare il quartiere, Comune di Roma, Municipio Roma II, Assessorato alla cultura, 2008.

Roberto OLLA, La ragazza che sognava il cioccolato, 2° ed., s.l., La Compagnia del libro 2017.

Antonella PAGLIARULO, Il discorso razziale del Duce a Trieste: la storia di un documentario ritrovato, «New Media & Historical Heritage», giovedì 13 dicembre 2018

Aldo PAVIA – Antonella TIBURZI, Non perdonerò mai, Portogruaro, Nuovadimensione, 2006.

Anna SEGRE – Gloria PAVONCELLO, Judenrampe: gli ultimi testimoni, nuova ed., Roma, Elliot, 2019.

Rosanna SORELLA, Il sepolcro cd. sedia del Diavolo, in Carmelo Calci (a cura di), Il libro di Roma archeologica, Roma, Adnkronos libri, 2000, pp. 473-474.

Sabrina SPINAZZÈ, La lottizzazione della villa nel Novecento e la nascita del quartiere intorno a piazza Verbano, in Maria Giulia Barberini – Giada Lepri – Teresa Sacchi Lodispoto – Sabrina Spinazzè, Villa Gangalandi Lancellotti, a cura di Elisabetta Massimo Lancellotti, Roma, Gangemi editore 2015, pp. 171-206.

Webibligraphy

16 ottobre 1943: https://www.archivioluce.com/2018/10/16/16-ottobre-1943/

Artigiana Dolciumi CDS (Facebook): https://it-it.facebook.com/artigianadolciumicds/

Archivio storico LUCE: http://www.archivioluce.com/archivio/

Case a Torre in Viale Etiopia: http://www.archidiap.com/opera/case-a-torre-in-viale-etiopia/

Deportata ad Auschwitz a 14 anni: Ida Marcherìa racconta la sua storia: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Deportata-ad-Auschwitz-a-14-anni-Ida-Marcheria-racconta-la-sua-storia-5403f999-c956-4a8e-876a-ca5a374778c7.html

Il racconto dell’impresa: https://www.museimpresa.com/museimpresa/

Ina: http://www.treccani.it/enciclopedia/ina_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/

La memoria del figlio di Ida Marcheria: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/ida-marcheria-bc83a589-0137-4e87-b24a-ca7d22255122.html

La ragazza che sognava il cioccolato: https://www.youtube.com/watch?v=dbGtMEllCiY

Le castagne più dolci:

https://www.facebook.com/artigianadolciumicds/videos/vb.123993810990885/1015199401870317/?type=2&theater

Lissone, demoliscono la Ex Motta di via Zanella: le macerie finiscono in strada: http://www.monzatoday.it/cronaca/lissone-demolizione-motta.html

Newsreels and photographs of Istituto Nazionale L.U.C.E.: http://www.unesco.org/new/en/communication-and-information/memory-of-the-world/register/full-list-of-registered-heritage/registered-heritage-page-6/newsreels-and-photographs-of-istituto-nazionale-luce/

Sepolcro di Elio Callisto: http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/sepolcro_di_elio_callisto

UnIndutria: http://www.un-industria.it/home/

 

 

 

 

                                                                                             

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