Memoria, memoriae: Vajont 9 ottobre 1963

Il 26 giugno 2009, a Siviglia, con queste parole l’Unesco inserì le Dolomiti  tra i Patrimoni Mondiali:

“Le loro cime, spettacolarmente verticali e pallide, presentano una varietà di forme scultoree che è straordinaria nel contesto mondiale. Queste montagne possiedono inoltre un complesso di valori di importanza internazionale per le scienze della Terra”.
La Fondazione Dolomiti Unesco ha organizzato nel corso dell’anno il decennale commemorativo per l’iscrizione. Tra gli eventi”Dolomiti e Vajont – il patrimonio tra bellezza e fragilità. La responsabilità della memoria e del futuro” presso la sala consiliare del comune di Longarone il 18 ottobre 2019.

Relatori del pomeriggio di incontro con la cittadinanza: Marcella Morandini, direttore della fondazione, Adriana Lotto, presidente dell’Associazione Tina Merlin, Silvia Miscellaneo, funzionario dell’Archivio di Stato di Belluno, Patrizia Cacciani, responsabile ufficio studi Archivio storico Luce, coordinati da Irma Visalli, presidente del comitato scientifico della Fondazione Vajont.
Il tema del dibattito è la candidatura  Archival Fonds of the Vajont Criminal Proceedings” al Registro Memory of the World Unesco.

L’Archivio Storico Luce era nella duplice veste: la documentazione audiovisiva contemporanea al doloroso evento e l’iscrizione al registro Memory of the World, con i fondi storici “Cinegiornali e fotografie dell’Istituto Nazionale Luce” , avvenuta nel giugno 2013.

In quella sala ho incontrato due sopravvissuti: Gina e Umberto. Due storie di sopravvivenza diverse. Lei era una bambina della scuola elementare di Longarone, Lui un giovane perito minerario che viveva a Milano e la cui famiglia è stata travolta dalle acque nella terribile notte. E’ stata una emozione profonda.

Camminare per Longarone con negli occhi le immagini de La settimana Incom, visitare il cimitero e vedere il monumento, ascoltare Gina ed Umberto…Sono molti anni che mi occupo di memoria, sono abituata ad alcuni rituali, ma Vajont non ha alcunché di rituale.

Maurice Halbwachs, sociologo francese di scuola durkheimiana, morto il 16 marzo 1945 nel Campo di concentramento di Buchenwald, credeva che la memoria individuale fosse sempre riconducibile all’appartenenza di gruppo. I quadri sociali (il linguaggio, le rappresentazione sociali del tempo e dello spazio, le classificazioni delle cose) sono gli elementi che determinano la fissazione e la rievocazione dei ricordi. I suoi studi furono assolutamente rivoluzionari ed innovativi.
In un piccolo saggio che Umberto Olivier pubblica su una brochure, scritta e pubblicata in occasione del 50° anniversario del disastro, collega il dolore profondo della perdita dei genitori e della sorella al dolore, ma anche alla forza, dei suoi nonni che avevano vissuto le perdite della Grande Guerra, quando il suo bisnonno, di cui porta il nome, morì nel 1916 sul monte Ortigara e lasciò vedova sua moglie e orfani i suoi quattro figli.

Nella notte, in quel lembo del pianeta Terra all’intersezione delle valli del Vajont e del Piave il Caos aveva annichilito il Logos. Non per fatalità, non per caso o capriccio naturale ma perché Logos aveva rinunciato alla comprensione e al rispetto delle leggi di Natura e dei patti umani costitutivi di ogni Societas”, Umberto Olivier sopravvissuto.

Con legge 14 giugno 2011, n. 101, pubblicata in G.U. n. 157 dell’8 luglio 2011, viene istituita il 9 ottobre la Giornata nazionale delle memorie in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo.

 

 

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